Quando era
più piccolo, avvertivo un irrigidimento di tutto il corpo mentre, in
braccio a me, attraversava una stanza buia. In seguito, quando il
linguaggio gli ha permesso di comunicare il suo disagio, è diventata
una vera “paura”.
Gregorio
teme il buio e, allo stesso tempo, ne è tremendamente affascinato.
Al
calar del sole, inizia a pormi domande retoriche come “adesso
diventa tutto buio, mamma?” o “il sole è andato a nanna e poi
arriva la luna...E' tutto buio?”.
La
paura è tale da impedirgli di raggiungere la sua amata “Tata”
(il suo oggetto transizionale... la sua copertina di Linus) in
cameretta, quando ne sente il bisogno, perché il corridoio e la
stanza buia rappresentano un vero muro per lui.
Visto
che ancora non è in grado di raggiungere facilmente tutti gli
interruttori della luce, deve sempre chiedere aiuto e questo non gli
permette di essere autonomo.
A
tal proposito, un paio di settimane fa, gli abbiamo regalato una
torcia, da usare proprio in queste situazioni. L'idea di illuminare
parte del buio lo diverte molto...è come se lo colpisse e lo
indebolisse, “bucandolo”.
Da sempre, in cameretta ha una di quelle piccole lucine notturne a led
che gli fa compagnia e che gli permette di orientarsi.
Visto
il suo interesse per la lettura, ho pensato di utilizzare il libro come
mezzo per verbalizzare la sua paura e per crearne un momento di
condivisione.
Il
primo libro acquistato s'intitola “Nella notte buia” di Bruno
Munari, un grande designer del '900 che dedicò parte della sua
carriera alla pedagogia. E' un libro quasi privo di
parole...un “libro illeggibile” che permette al piccolo di
crearsi storie sempre diverse, favorendo il pensiero elastico
e creativo. Non c'è una trama rigida e predefinita. Ogni volta, la
storia si dipinge in modo diverso, ogni volta l'adulto, che
accompagna il bambino attraverso le pagine del libro, crea nuove
strade, nuove scene, nuove emozioni.
Il
secondo è “Buonanotte buio” di Cavalli Ennio e
Guicciardini Desideria. In realtà, è indicato per bambini
più grandi di Gregorio. Ho pensato, però, che l'impostazione della
storia e le illustrazioni lo avrebbero potuto aiutare. Il
protagonista è un bambino che decide di affrontare il buio e tutto
ciò che contiene attribuendogli un nome amico. Quindi, di fatto, il
bambino non scappa dal suo problema, ma utilizza l'intelligenza per
controllare la paura che ne deriva. La prima parte del libro,
inoltre, parla delle paure degli altri bambini. E' importante capire
che ognuno di noi ha delle paure e che queste rappresentano delle
prove da superare per rafforzarci.
Il
terzo e, per ora, ultimo libro si intitola “La magia del buio” di
Marica Bersan e Andrea Alemanno. Il testo descrive tutto ciò che si
può fare di incredibilmente bello quando arriva il buio... Ecco che
l'oscurità diventa un'occasione unica da vivere: “puoi proiettare
la tua ombra sotto un lampione e fingere di essere un gigante”,
“puoi rincorrere le lucciole in aperta campagna”, “puoi
scegliere una stella tra le tante che splendono in cielo e darle il
tuo nome”...infine “puoi chiudere gli occhi e fare la nanna”.
La
torcia, la lucina e i libri non rappresentano la soluzione al
problema della paura di Gregorio, ma strumenti che lo possono aiutare
ad affrontarla, a conoscerla e a condividerla con noi
genitori.
E
voi? Come aiutate i vostri figli nelle loro paure?
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